Mentre si attende la riforma della giustizia e la legge sul conflitto d’interesse il Ministro della Giustizia Andrea Orlando, firmando il decreto con il quale, accoglie 285 delle 297 richieste degli enti locali, ci fornisce l’antipasto di una cena che, temiamo, non essere l’ultima. Il provvedimento dispone di mantenere in vita 285 uffici del Giudice di Pace “con il coinvolgimento diretto nella gestione del servizio giustizia da parte dei comuni interessati, che si faranno carico del reperimento del personale di cancelleria e dei necessari investimenti economici”. In termini semplici: la potenziale parte in una controversia “compra” la benevolenza del giudicante! La candida affermazione fa presumere che il Ministro non si sia reso conto di avere, col suo gesto, cancellato la terzietà del giudice, il quale potrebbe trovarsi nella sgradevole situazione di dover condannare il Comune decretando, nel contempo, la chiusura del suo ufficio. Da tempo, infatti, gli enti locali, chiamati da un numero elevato di cittadini a risarcire importi singolarmente insignificanti, temono quel Giudice di Pace che, d’ora in poi, potrebbe decidere nell’interesse del datore di lavoro con buona pace dei diritti dei cittadini. E la stampa ? È distratta. E le associazioni dei consumatori ? La loro estrazione sindacale li induce a privilegiare la concreta salvaguardia dei posti di lavoro di fronte all’astratta e vaga nozione di utente. E se coinvolgessimo la mafia nella gestione dei piccoli tribunali calabresi e siciliani costringendola a farsi carico del mantenimento degli uffici ? Potrebbe essere un’idea da non buttar via. Avremmo un servizio giustizia efficiente, una selezione impietosamente meritocratica del personale ed una rapida esecuzione delle sentenze !
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