Il Cittadino prima di tutto…..Se paga !

Da circa quarant’anni il Ministero della Salute si diletta a monitorare le zone adiacenti l’insediamento Ilva, rilevando l’incremento del tasso di mortalità per malattie respiratorie ed i rischi cui sono esposti i residenti. Ma le tante agenzie per la salute e la qualità della vita non vedono, non sentono e non parlano ignorando la situazione che, ovviamente, si aggrava. Nessun  senza intervento da parte di coloro, che nel tempo sono stati alla guida delle strutture deputate ai controlli, nessuna interruzione delle attività inquinanti, nessuna misura per eliminare le situazioni di pericolo dell’unico centro siderurgico europeo localizzato in prossimità dell’ abitato. Una politica, con la testa nell’urna, non decide, cerca soluzioni provvisorie per “passare il cerino senza bruciarsi le dita” a chi verrà dopo. Nel rimpallo delle responsabilità, si è lasciata deteriorare la situazione fino al punto da costringere la magistratura ad intervenire accusandola poi di invaso l’area della politica. La quale, invece, non ha esercitato le sue prerogative decidendo deliberatamente di non decidere, anche se le sue non decisioni mettono a repentaglio la salute dei cittadini. I quali, senza l’intervento della magistratura sarebbero ancora controllati per stabilire le cause del decesso. Gli avvocati, deputati a tutelare, prima di tutto, il cittadino nell’interesse del quale affermano di operare, invece di mettere, senza fini speculativi, il loro patrimonio di cultura giuridica a disposizione dei tarantini, forse per spirito “collateralistico”, hanno dimostrato di essere pronti a tutelare la collettività solo previo pagamento di una parcella. Quindi, nella latitanza della politica, è stato l’avvio dell’azione penale a far emergere il marcio, a far saltare le coperture ed a creare quella situazione emergenziale necessaria ai partiti per emanare leggi senza perdere quote di elettorato. Non è la magistratura che invade il campo ma la politica che, dopo averla costretta ad un compito di supplenza e di surroga, minaccia di ricorrere alla Corte Costituzionale per sentirsi riconoscere il diritto di decidere la politica industriale del Paese che nessuno le contesta. Non si riesce, però, a comprendere perché mentre “devono ricondursi alla colpa professionale i casi di responsabilità per fatti commessi nell’esercizio di una professione intellettuale e per l’esercizio della quale è necessaria l’iscrizione in appositi albi, non vi rientrano i casi di responsabilità collegati all’esercizio di funzioni politiche ed amministrative ovvero relativi alla mancata adozione di accorgimenti e provvedimenti connessi con l’esercizio di tali funzioni”. Legibus soluti…Ma fino a quando ?

 

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