Liberare le Istituzioni dalle Corporazioni

Non sono solo gli ordini professionali ad inquinare la vita democratica del Paese. Essi sono una delle tante corporazioni che, tutelate da tutti gli schieramenti politici, procurano vantaggi ai membri del gruppo e danni alla collettività. Emblematica è la vicenda del centro siderurgico  Ilva nel quale l’interesse della minoranza rischia di prevalere su quello generale. Il 17 agosto us, infatti, tre Ministri sono andati a Taranto per fronteggiare un’emergenza divenuta tale per la pluriennale latitanza delle istituzioni (Ministri, commissioni parlamentari, sindacati, regioni, assessorati) che, da tutori dell’interesse generale sono da tempo diventati i cani da guardia degli interessi costituiti, con buona pace del suffragio universale. Il quale, concepito per proteggere gli interessi di tutti è diventato lo strumento per la tutela delle minoranze organizzate. In questa dolorosa vicenda, ad esempio, invece di una profonda riflessione si è aperta, da parte della classe politica, la caccia al “trafiletto” per esternare preoccupazione per il futuro dei dipendenti e le prospettive dell’azienda. L’attenzione dei media è monopolizzata dalla sorte degli 11.000 lavoratori  mentre i residenti (oltre 200.000), sono considerati un fastidioso incidente di percorso del quale bisogna “anche” tener conto. Le dichiarazioni alla stampa e il contenuto delle interviste dei parlamentari sono la prova più evidente di quanto l’interesse generale fatichi ad emergere dal groviglio degli interessi particolari. Questo Governo, senza responsabilità e non interessato a sfruttare la vicenda a fini elettorali, si trova nella situazione ideale per dare un segnale inequivocabile di cambiamento e di rottura. Ha la competenza per valutare se l’azienda risanata sia in grado di reggere la concorrenza internazionale o se sia economicamente più conveniente investire in settori più proficui riconvertendo i lavoratori; può affrontare la situazione in una logica diversa da quella che spinge chi conta i voti e non i morti; ha l’intelligenza di non farsi trascinare in polemiche nei confronti della magistratura e, ci auguriamo, abbia la lungimiranza di impedire che, quelli che vengono dopo, possano riprendere i vecchi “giochetti”.

Il tempo della mediazione compromissoria e della concertazione è finito. E’ l’ultima chance per uscire dal feudalesimo ricollocare al centro l’individuo, rompere il meccanismo che affida la tutela dei singoli alle bande organizzate sottraendo risorse ai primi, offrendo vantaggi alle seconde e procurando danni alla collettività.

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