Fragilità Economica e Tentazioni Collusive

Gli avvocati, come tutti i lavoratori, già da tempo svolgono la loro attività per trarne un guadagno ma, per essere effettivamente liberi e indipendenti, devono operare all’interno di strutture finanziariamente solide e assimilare l’esercizio professionale all’attività d’impresa. Senza queste prese d’atto la professione è destinata a scomparire. Infatti, demonizzando il profitto e trascurando l’aspetto economico e commerciale dei servizi legali, i professionisti saranno economicamente fragili ed esposti alla tentazione di comportarsi in modo poco professionale, seguendo e/o subendo le indicazioni del cliente, lasciandosi tentare dal miraggio di una parcella, affrontando contenziosi dall’esito incerto o, peggio ancora, cercando percorsi collusivi. I quali, hanno un appeal tanto più forte quanto più è preclusa ai più ambiziosi e intelligenti la possibilità di acquisire una clientela da parte di soggetti, meno capaci, che possono beneficiare della capacità di pressione di un gruppo di appartenenza. Non sono stati la crisi dei mutui, i titoli tossici americani o il fallimento della Lehman Brothers, o almeno non solo loro, la causa del crollo dei redditi dei professionisti ma la testarda, ottusa volontà degli ordini di nascondersi dietro una inesistente “specificità” e la disastrosa tutela, da parte della classe politica succedutasi nel tempo, che ha preferito il progressivo degrado della professione al rischio di perdere consensi. C’è sempre stato, e non è stato ancora rimosso l’equivoco se gli ordini debbano essere uno strumento privatistico di autoregolamentazione, espressione dell’autonomia della società civile dal potere politico o uno strumento speciale del potere statale. Caracollando tra il pubblico ed il privato la categoria, invece di trarne vantaggio, ha perso l’identità, ogni contatto con la realtà e la fiducia dei cittadini nel cui nome e nel cui interesse afferma di operare. Ma mentre Cicerone si è guadagnato la stima dei cittadini battendosi contro l’arroganza del potere politico, oggi l’avvocato ha trasformato i Consigli dell’Ordine in sale d’aspetto cui, sempre più spesso, aspira chi coltiva ambizioni politiche o chi vuole entrare in quel «mazzo» dal quale si estraggono i nomi di coloro ai quali affidare cariche e incarichi.

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