Il Pericolo non è lo Spread

La situazione italiana ha il sapore di una sceneggiatura brechtiana in cui l’effetto comico serve a coprire una drammatica e totale confusione di ruoli e idee. Il governo in carica, dopo l’approvazione e la conversione in legge del decreto salva-Italia, il 3 agosto 2012 emanava il Regolamento attuativo dell’art. 5-bis del DL 138/2011, in ottemperanza a quanto previsto nella manovra dell’esecutivo precedente. La quale dettava i principi cui l’emanando Regolamento avrebbe dovuto attenersi ed un termine (13 agosto 2012) trascorso il quale l’impianto ordinistico, le prassi applicative ed i criteri generali che davano applicazione alle norme sarebbero venuti meno. I provvedimenti, sollecitati dal Governo e votati dal Parlamento, iniettavano piccole dosi di concorrenza aumentando, ad esempio, il numero di notai e farmacisti, senza toccarne la pianta organica, non chiarendo se l’ordine tuteli l’iscritto o l’interesse generale: una riorganizzazione, insomma, che non tocca l’assetto corporativo.

Si trattava, solo, di aprire la formazione professionale agli operatori del settore, sia pure con la preventiva autorizzazione dei rispettivi Consigli nazionali tenuti, però, ad acquisire il parere vincolante del Ministro; differenziare le funzioni amministrative da quelle giurisdizionali nei consigli di disciplina; ridurre il periodo del tirocinio a 18 mesi con possibilità di svolgere i primi sei durante il corso universitario; aprire a capitali esterni, in misura non superiore al 33%, le società per l’esercizio professionale; abolire le tariffe e divieto di pubblicità. Tutte le categorie si rassegnavano a questi cambiamenti, tranne l’avvocatura che insiste nel chiedere lo stralcio e nel pretendere l’approvazione di un disegno di legge licenziato dal Senato il 23.11.2010 e da tutti ritenuto sepolto.

Si assiste, così, ad un gioco di specchi in cui il Parlamento vota disciplinatamente i decreti, i partiti all’unisono chiedono che sia la Commissione giustizia della Camera in deliberante ad approvare la riforma forense ad un Parlamento che gira la richiesta al Governo il quale condiziona il suo parere favorevole alla trattazione in Aula di alcuni punti della legge che contraddicono palesemente quanto deliberato attirandosi l’accusa del Cnf di lesione alla democrazia parlamentare. Se non riusciremo, e presto, a fare chiarezza spezzando l’intreccio di poteri e liberando il Paese dal ricatto delle categorie, che dividono il potere con i partiti ai danni del cittadino, il pericolo non sarà lo spread ma quello di essere sommersi da una valanga di risate.

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