Il Consiglio Nazionale Forense, acquista pagine pubblicitarie sui più diffusi quotidiani nazionali per convincere i cittadini che l’avvocatura li tutela, portare all’attenzione dell’opinione pubblica la necessità di una rapida approvazione del Ddl approvato dal Senato nel 2010 e, soprattutto, per “ricattare” il mondo politico rammentandogli il numero degli iscritti con i quali presume di essere in grado di orientare la politica nazionale.
Al di là della discutibile legittimità di poter investire risorse provenienti dal contributo obbligatorio per affrontare battaglie finanziate, quindi, anche dai molti, che non sono interessati (basta vedere i dati dell’affluenza alle consultazioni elettori o alle assemblee dell’ordine) e dai tanti, che non le condividono, l’avvocatura chiede aiuto alle pecore per poterle tosare. Forse ha perso ogni contatto con la realtà e non si accorge che, chiunque abbia a che fare con i Tribunali, lamenta per l’onerosità delle parcelle ed è convinto che gli avvocati difendono solo i propri interessi, anche ai danni della collettività, cercando di trarre vantaggio dalle disfunzioni della giustizia e interpretando la legge a favore della parte che meglio lo retribuisce. Se i cittadini hanno questa percezione le responsabilità sono dell’avvocatura che ha tollerato le inefficienze del sistema, ha usato il diritto per difendere il più forte praticando un certo servilismo nei confronti della politica, è stata incapace di adeguare il proprio ordinamento, non ha messo a disposizione della società l’arma del diritto senza intenti speculativi.
Gli avvocati hanno, da tempo, imboccato una strada senza ritorno per difendere un passato che non passa senza rendersi conto che non si può fermare il vento con le mani, per cui anche se tutte le loro rivendicazioni fossero accolte, la via intrapresa porta, comunque, all’estinzione. E’ potrebbero, anche, ottenere quello che irresponsabilmente chiedono perché i partiti sono più interessati a somministrare le medicine volute dal malato per compiacerlo che a somministrare quelle necessarie a farlo guarire.