L’avvocatura non è un pilastro della giustizia ma tira in ballo la Costituzione per “inventarsi” un ruolo che ne statalizza la funzione e la allontana dalle dinamiche del mercato. Soltanto coloro che vorrebbero chiamarsi “liberi” senza correre il rischio imprenditoriale, si ostinano a difendere il ruolo pubblico auspicando, addirittura, una modifica del titolo quarto della parte seconda della Costituzione per completare il processo di statalizzazione della professione. A sponsorizzare questa operazione, che consente alla politica di allungare le mani anche sul settore economico delle professioni, sono i partiti che trovano nelle corporazioni l’aggregazione preventiva delle opinioni e la canalizzazione del consenso. Essi, attribuiscono agli ordini il monopolio della rappresentanza delle rispettive categorie costringendo imprese e cittadini ad affrontare adempimenti, per i quali l’intervento del professionista è imposto per legge al solo scopo di distribuire soldi agli iscritti sottraendoli alla collettività. La protezione accordata alle categorie si traduce nel tramonto del suffragio universale che, concepito per proteggere gli interessi di tutti è diventato lo strumento per la tutela delle minoranze organizzate, per cui ogni gruppo gestisce la propria quota di sovranità «a vantaggio della propria consorteria, dei contigui, degli amici e degli amici degli amici». La molteplicità degli ordini crea un pluralismo delle élites funzionale al divide et impera della politica che aspira ad occupare il vertice della piramide da dove controllare tutti con l’arma legislativa in pugno. I partiti, che formalmente litigano, si compattano nel difendere questo modello sociale, che li legittima reciprocamente, e nell’evitare che il crollo dell’uno produca il venir meno di una sponda che potrebbe accelerare una disintegrazione. La politica ruota intorno ad un meccanismo accentrato sulle segreterie politiche che, al riparo delle istituzioni ed in nome loro, colonizzano la società civile aiutati dall’avvocatura che dice di operare nell’interesse della collettività !
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