L’avvocatura è irredimibile….Purtroppo

L’avvocatura ignora la realtà, invece di gestirla, e marca la sua connotazione pubblicistica rivendicando un ruolo in una giustizia, che gli altri Paesi certo non ci invidiano, e nel processo, che tutti cercano di evitare. Riesumando una concezione ottocentesca l’avvocato odierno pretende di porsi come intermediario tra lo Stato e la società civile, come se potesse ancora operare con gli attrezzi contenuta nella scatola cranica senza aver bisogno di risorse economiche e di strutture per esercitare. Egli, pur di mantenere pochi e discutibili vantaggi che gli deriverebbero dall’ombrello pubblico, accentua le sue corresponsabilità nel mancato funzionamento della giustizia presentandosi come l’anello debole tra un cittadino che chiede giustizia ed uno Stato che non è in grado di assicurarla. A  cavallo tra il pubblico e il privato l’avvocato contrabbanda la difesa della collettività con la volontà  di garantirsi un reddito per cui tollera la mancanza di infrastrutture, non si ribella alle inefficienze del sistema, e, invece di battersi per i diritti civili cerca la “benevolenza” dei pubblici poteri.

In realtà l’avvocato svolge una funzione sociale solo quando opera a vantaggio degli indigenti; per tutto il resto egli svolge un’attività privata e mercantile, mettendo “in vendita” la propria capacità giuridica in cambio di un corrispettivo. Se rivestisse quella funzione pubblica che l’Ordine rivendica, dovrebbe comportarsi tenendo conto che le regole sono predisposte con l’intento di soddisfare un’esigenza collettiva; ma ciò facendo verrebbe meno al suo ruolo di “parte”, tenuto a privilegiare il proprio committente. L’avvocato infatti interpreta l’ordinamento giuridico “ad usum clientis” anche quando gli è noto che le finalità da questo perseguite sono in contrasto con i principi e le finalità per i quali la norma è stata emanata; questa posizione contrasta con il ruolo istituzionale che l’avvocatura pretende di “ritagliarsi” e non ha nulla a che vedere con la tutela degli interessi generali dei quali dovrebbero preoccuparsi le Istituzioni. Peraltro, senza una giustizia efficiente l’avvocato è un operatore virtuale che vive in un mondo teorico sempre più lontano da quello reale e dal mercato al quale chiede di accettare prestazioni scadenti a
costi elevati. L’assenza di mercato favorisce l’intreccio tra politica, giustizia, imprenditori, banchieri, sindacati, associazioni di categoria, ordini professionali ed associazioni varie che dividono il potere con i partiti,  a scapito del cittadino. Ma la tecnologia da una parte e l’Unione europea dall’altra stanno progressivamente facendo crollare il modello verticistico e l’avvocatura, se non prende rapidamente atto di quanto e come il mondo stia cambiando, rischia di restarne sepolta sotto le macerie.

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