Nel terzo millennio….. con il lume a petrolio

Quando interessi elettorali ed interessi corporativi si saldano il Paese è costretto ad andare col cappello in mano in Europa ed a rifugiarsi nel vecchio, ma più rassicurante, lume a petrolio ignorando che esiste l’energia nucleare. E’ l’Italia che non va…

Mentre la globalizzazione sottrae il potere agli Stati nazionali per trasferirlo alle istituzioni economiche ed il capitalismo modella, in modo sotterraneo ma progressivo, l’impalcatura istituzionale adattandola alle proprie esigenze” noi ci arrocchiamo a difesa di un glorioso passato che risale a Giulio Cesare. Continuiamo nella nostra piccola farsa corporativa senza renderci conto che la politica, ormai, legifera sotto la minaccia delle imprese che, potendosi sottrarre alla  Stato ed al suo controllo, vanno ad insediarsi, effettuano gli investimenti o scelgono di far decidere le proprie controversie nei paesi che offrono le condizioni più favorevoli. Nella corsa alla competitività assumono particolare rilevanza la rete di servizi, di cui un Paese riesce a dotarsi per stimolare la nascita di nuove iniziative, ed un sistema giudiziario in grado di garantire, con rapidità  ed efficienza, l’adempimento dei contratti. L’assetto normativo e, quindi l’attività dell’avvocato, hanno un ruolo determinante per attrarre investimenti ed un ruolo chiave nelle scelte e nei progetti delle imprese. Le quali per crescere e svilupparsi devono essere inserite in un contesto che funziona: si vince per “sistemi”; non vincono le singole eccellenze ma le interdipendenze. Vince il sistema, vince l’integrazione fra infrastrutture materiali ed immateriali. Se queste sono le condizioni che determinano la crescita di un Paese se ne dovrebbe dedurre che l’Italia non ha alcuna speranza di  farcele ne si può intravede una via d’uscita dal tunnel.

Mentre l’economia ha bisogno di un diritto che segua l’evoluzione dei mercati e ne assecondi le esigenze, la nostra avvocatura prende le distanze dal mercato e rivendica una specificità che la condanna all’isolamento. Con altrettanta lungimiranza il Parlamento italiano, rinunciando al suo ruolo super partes, ne asseconda la vocazione al suicidio consegnando ai giuristi anglosassoni un settore strategico. Se la politica invece di tutelare la collettività, cioè tutti, dagli interessi organizzati diventa ma un’arma per interferire nell’economia e nel mondo degli affari, e talora per farli, allora il Paese è condannato all’emarginazione.

 

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