Dopo la conta ritorna il politichese, cominciano le analisi e ritorna il programmismo, un menù per tutti i gusti predisposto da cuochi che hanno abbondantemente dimostrato di non saper cucinare. I resti della nomenklatura blandiscono Grillo dopo averlo accusato di populismo senza considerare che non può definirsi tale la contestazione di una ben identificata rappresentanza politica. La quale, è stata, ed è ancora, una cinghia di trasmissione degli interessi particolari organizzati che orienta le scelte con la bussola elettorale. il connubio tra innovazione tecnologica e telecomunicazioni sta cambiando il modello di sviluppo rendendo sempre più difficile la coincidenza tra corporativismo e concertazione. Sono saltati tutti gli schemi ed i blocchi sociali, è morta quella concezione organicistica della società che condanna tutti a un’appartenenza e si sono spezzate le gabbie associative all’interno delle quali si disperde la volontà dell’individuo. La crisi, riducendo le risorse con le quali la politica si garantiva il consenso, ha accelerato la fine del sistema, mentre la classe politica, con la testa nell’urna, ha continuato i suoi “giochetti”. Grillo è stato l’unico ad intuire che le strutture, che prosperano lucrando sull’intermediazione tra Stato e cittadino, sono sedute su un ghiacciaio che il vento della globalizzazione sta progressivamente inesorabilmente sciogliendo. Ha compreso che alla rappresentatività si sta sostituendo la partecipazione e alla delega subentrava l’intervento diretto reso possibile dalle tecnologie. La fine della mediazione segna la scomparsa delle categorie sulle quali il “vecchio” ha costruito le sue fortune a spese dei cittadini allo stato brado. Solo i politici non hanno compreso le grandi trasformazioni, o hanno voluto lucrare fino in fondo le loro rendite di posizione, rendendo il Paese ingovernabile con “le corporazioni che spadroneggiano e tengono in ostaggio il Governo e con un’economia in coma terminale frutto della conflittualità sociale”. Sarebbero necessario rimettere al centro l’individuo liberandolo dalla tirannìa categorie organizzate ed eliminare ogni interferenza, diretta o indiretta, della politica nell’economia. Il successo di Grillo è stato forse determinato dall’aver dato speranza a quanti non hanno un padrino o una lobby a tutelarne gli interessi ed ai protetti abbandonati dal manovratore. In un mondo di istituzioni scollate dal dinamismo dei mutamenti sociali, il Movimento 5 Stelle, con i suoi candidati forse acerbi ma certamente meno compromessi, ha intercettato la volontà di partecipazione degli esclusi, dei delusi e dei giovani. Riuscirà,ora il nostro eroe, a camminare nel fango senza sporcarsi ?
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