Liberare l’economia dall’interferenza politica !

Tutte le corporazioni strumentalmente si coalizzano per impedire al sistema di funzionare. Le complicazioni si moltiplicano per creare occasioni di lavoro e dietro ciascuna di esse si nasconde sempre un burocrate o l’iscritto ad un albo che “taglieggia” cittadini e imprese sotto la protezione di tutti gli schieramenti politici e ad ogni livello. Ogni settore economico è presidiato da una categoria alla quale la politica concede il diritto “di saccheggio” riducendo i margini di libertà economica e legalizzando la lotta agli esclusi. Spesso lo Stato impone per legge adempimenti ed obblighi utili solo a giustificare l’emissione di una parcella. Così facendo i partiti, al riparo delle istituzioni, interferiscono nel settore economico dei servizi professionali per aiutare le minoranze organizzate a sopraffare l’individuo. L’avvento di Internet, facendo saltare i vecchi schemi, aprendo nuovi scenari e svincolando gli insediamenti produttivi dal territorio, ha liberato il capitale dai controlli statali. il politico può interferire sempre meno nell’economia, si è ridotto il potere dei lavoratori e, parallelamente quello dei sindacati ai quali, ormai, resta solo la difesa del pubblico impiego. Il mondo liquido ha sciolto i blocchi ma il Sindacato continua a difendere le “reliquie sociali” per mantenere una rappresentatività che consenta ai vertici di fare da sponda alla politica e di riciclarsi in essa. Così con i suoi 700.000 delegati ed il 1 milione di giornate lavorative l’anno, regolarmente retribuite, l’Italia ha il più forte sindacato europeo che difende i lavoratori peggio pagati. La politica, con l’arma legislativa, resta ancora al centro della ragnatela e, per restarci, attraverso il controllo degli investimenti e delle concessioni, sostituisce all’economia di mercato un mercato dell’economia mischiando la politica con gli affari. Le protezioni improprie e l’interferenza statale producono un assistenzialismo che non è un regalo ma un’arma di ricatto per agevolare lo scambio di voti contro favori. Quando, però, “i favoritismi pagano e le istituzioni non funziona a tutela di interessi collettivi, allora la politica funziona da moltiplicatore degli effetti negativi”. Nel difendere questo sistema le parti sono sempre trasversalmente d’accordo e, per mantenere lo status quo, trovano sempre qualcuno che, per spirito di servizio o per vantaggi personali, fa da frontespizio ad una politica che continua a distribuire, alle lobby che la sostengono, le risorse del Paese.

 

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