Un Paese spaesato

Enrico Letta, anche se proclama “basta soldi ai partiti” (da quando ?), sta navigando a vista in un mare di corporazioni nel quale sono già naufragate anche le piccole riforme realizzate dal Governo precedente. Il quale, visto l’allungarsi della vita, riteneva di prolungare l’attività lavorativa mentre l’attuale Ministro si è inventato “la staffetta generazionale” per mandare in pensione i padri per far posto ai figli, senza, con questo, aumentare i posti di lavoro. Seguendo la regola che ogni Parlamento smonta quello che ha fatto il precedente ecco il rinvio di un anno dei tagli di 31 piccoli tribunali e di 220 sedi distaccate che avrebbe comportato un risparmio annuo di 17 milioni di euro su proposta del Pd entusiasticamente ed immediatamente sposata dal PdL.. E’ finito nel dimenticatoio il piano di riordino degli incentivi per le industrie, cui aveva lavorato l’economista Francesco Giavazzi, attuando il quale si stimava potesse realizzarsi risparmi per 10 miliardi annui. Il federalismo fiscale si è arenato, è scomparsa dal vocabolari politico la spending review e nessuno parla più della riduzione del numero dei parlamentari. Dietro queste scelte non c’è l’interesse del Paese ma le allergie partitiche allo smantellamento di posti di lavoro pubblici e la volontà di mantenere assetti di potere consolidati. Il Paese è, quindi, ingovernabile con «le corporazioni che tengono in ostaggio il Governo e non gli consentono di realizzare riforme graduali perché durante l’iter parlamentare il rigurgito protezionista finirebbe col dare maggiori poteri a coloro cui avrebbe voluto toglierli. Comunque, ci pensa la burocrazia a rendere inapplicabile ogni legge che possa ridurre i suoi poteri. allo stato sarebbe necessario spezzare la ragnatela corporativa. Ma un ex democristiano ha il coraggio di sfidare l’impopolarità ? Crediamo di no ma speriamo di sì !

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