La spregiudicatezza dei pochi Don Rodrigo e la sottomissione dei troppi Don Abbondio sta facendo sprofondare l’Italia in un nuovo feudalesimo. La crisi della politica e del parlamentarismo ha annullato l’individuo e favorito l’invasione delle istituzioni da parte degli organismi portatori di interessi organizzati, anche se minoritari, ordinati in relazione al loro interesse economico o professionale. Questa pluralità di organismi è stata portata all’interno dello Stato dando un riconoscimento pubblico a poteri privati, superando la distinzione tra pubblico e privato e creando cartelli monopolistici nei rispettivi settori. Si è, così, sviluppata una concezione organicistica dello Stato: dall’interesse economico individuale a quello della categoria (Ordini professionali) e da questo a quello nazionale. L’accordo con le categorie si è sostituito alla volontà popolare ed all’interesse generale, per cui ogni gruppo si chiude per gestire la sua quota di potere “a vantaggio della propria consorteria ai danni della collettività e della competitività. Lo Stato, quindi, sostituisce l’accordo con le categorie all’interesse generale per cui, quando la legittimazione a governare scaturisce dall’assenso delle categorie e non dal consenso elettorale, concertazione e corporativismo coincidono alla faccia del suffragio universale. L’individuo, quindi, è solo l’ingranaggio di una macchina di cui ignora il funzionamento, l’uso, il fine e la destinazione per cui gli è anche preclusa la scelta delle persone destinate a guidare la società di cui fa parte.
L’organizzazione corporativa, costruita in forma piramidale, sta crollando lasciando sotto le macerie i sogni e le speranze di una generazione.
La spregiudicatezza dei pochi Don Rodrigo e la sottomissione dei troppi Don Abbondio sta facendo sprofondare l’Italia in un nuovo feudalesimo. La crisi della politica e del parlamentarismo ha annullato l’individuo e favorito l’invasione delle istituzioni da parte degli organismi portatori di interessi organizzati, anche se minoritari, ordinati in relazione al loro interesse economico o professionale. Questa pluralità di organismi è stata portata all’interno dello Stato dando un riconoscimento pubblico a poteri privati, superando la distinzione tra pubblico e privato e creando cartelli monopolistici nei rispettivi settori. Si è, così, sviluppata una concezione organicistica dello Stato: dall’interesse economico individuale a quello della categoria (Ordini professionali) e da questo a quello nazionale. L’accordo con le categorie si è sostituito alla volontà popolare ed all’interesse generale, per cui ogni gruppo si chiude per gestire la sua quota di potere “a vantaggio della propria consorteria ai danni della collettività e della competitività. Lo Stato, quindi, sostituisce l’accordo con le categorie all’interesse generale per cui, quando la legittimazione a governare scaturisce dall’assenso delle categorie e non dal consenso elettorale, concertazione e corporativismo coincidono alla faccia del suffragio universale. L’individuo, quindi, è solo l’ingranaggio di una macchina di cui ignora il funzionamento, l’uso, il fine e la destinazione per cui gli è anche preclusa la scelta delle persone destinate a guidare la società di cui fa parte.
L’organizzazione corporativa, costruita in forma piramidale, sta crollando e lascia sotto le macerie i sogni e le speranze di una generazione, ma nessuno di quelli che dovrebbero sembra troppo preoccuparsene.