La meritocrazia ? un limite alla discrezionalità politica….

De Gasperi, nel primo dopoguerra, sollecitato dagli americani ad investire nella ricerca, rispose: “la ricerca è un lusso”. Da allora nulla è cambiato ed a scuola, università e ricerca  il premier Letta ed il suo governo non hanno dedicato alcuna attenzione: “il messaggio, secondo cui la cultura e la formazione sono una spesa voluttuaria è chiaro e trasversale”.Non può essere altrimenti in un Paese in cui gli unici canali di accesso al lavoro sono presidiati dalla politica che li usa in modo spregiudicato per acquisire il consenso. Eppure, è di tutta evidenza come lo scambio culturale sia un veicolo fondamentale per la crescita della competitività e per la creazione di  quei legami a livello planetario, che solo l’afflusso di studenti provenienti dall’estero può garantire. Lo stesso economista Amartya Sen in un articolo pubblicato sull’International Herald Tribune del 20.06.2013 ha rilevato come “migliori condizioni di salute e livello di apprendimento più alto si traducono in maggiore produttività nel lavoro. E la produttività è una delle chiavi della crescita”. Il crollo delle presenze straniere nelle università americane fu definito da Bill Gates “un disastro per l’industria hi-tech”. L’importanza per la competitività del sistema di attirare e trattenere i migliori cervelli e l’eventuale perdita dei benefici connessi ha indotto il Dipartimento di Stato USA a semplificare l’iter dei visti per gli studenti stranieri.  E l’Italia ? non si pone neppure il problema ! Con una quota di studenti stranieri pari al 2% contro il 30% USA, il 12% di Germania e Regno Unito ed il 9% della Francia, il nostro Paese opera sotto le spinte corporative e non nell’interesse generale.

E se non investire nella scuola, favorire la fuga dei cervelli ed evitare l’afflusso di studenti dall’estero facesse parte di un’astuta e diabolica strategia congegnato da menti raffinatissime per spianare ai peggiori la strada verso il successo ? E’ possibile: In fondo la meritocrazia rappresenta un serio limite alla discrezionalità politica.

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