La decisione del tribunale di Francoforte, l’ordinanza di quello di Milano e l’esplosione della protesta dei tassisti in Francia contro il servizio Uber stanno lì a dimostrare che non è più possibile irreggimentare i diversi settori economici tutelando gli erogatori del servizio ed ignorando le esigenze dei cittadini che, anche se non organizzati in corporazione, sono in larga maggioranza. In una società complessa, come quella attuale, la tecnologia consente agli utenti di non essere solo soggetti passivi, costretti a corrispondere prezzi eccessivi a fronte di un servizio scadente, ma di poter, essi stessi, trasformarsi in erogatori del servizio. Così, ad esempio, sta avvenendo nel trasporto pubblico locale in cui chiunque, mettendo la propria auto ed il proprio tempo a disposizione di chi vuole spostarsi a costi contenuti, può arrotondare o trovare una fonte di guadagno in tempi in cui il lavoro scarseggia. L’applicazione per smartphone, che consente ad ogni titolare di patente di guida e di autoveicolo di trasformarsi in tassista segna il passaggio del mondo fondato sulle specificità a quello fondato sulle interferenze determinando il crollo di un assetto verticistico fondato su categorie sovrapposte e dei politici che su questo meccanismo hanno fondato le loro fortune. Non a caso i paesi in cui Uber ha subito le maggiori contestazioni sono quelli di un’Europa continentale ancorata al vecchio codice napoleonico, lenta a recepire i cambiamenti. Nei paesi anglosassoni, in cui lo Stato ha liberato i cittadini dall’oppressione delle categorie mettendo al centro l’individuo, l’innovazione è stata prontamente riassorbita. Crollato il muro di Berlino a dividere l’Europa sono due diverse concezioni del diritto e della società: un sistema continentale ed uno anglosassone. Così nel primo le nuove modalità di esecuzione di vecchi lavori si scontrano con un assetto corporativo lento ad adeguarsi e difficile da smantellare. Mentre la tecnologia avanza rapidamente, una parte dell’Europa pretendendo di inquadrare ogni nuovo lavoro in una corrispondente figura giuridica sottoponendolo ad autorizzazioni, licenze, esami ed iscrizioni in appositi albi col pretesto di garantire un’utenza che, di questo tipo di tutela, non sa che farsene perché non gli interessa l’inquadramento giuslavoristico né il distintivo di chi eroga il servizio. Quanto alla sicurezza è tutelata meglio da Uber che permette di geolocalizzare seguendo l’auto lungo tutto il percorso ed assicurando una sorveglianza più efficace di quanto l’Italia tassinara sia in grado di fare. Così mentre i fatturati di tutti gli esercenti le vecchie professioni non resistono più all’assalto delle nuove tecnologie il nostro legislatore si preoccupa di difendere l’esistente, ostacolando l’accesso dei giovani per impedire che possano insidiare le posizioni dei vecchi. I professionisti nostrani non hanno nulla da invidiare agli omologhi stranieri, hanno bisogno solo di essere liberati dagli ostacoli burocratici e dalla tirannìa degli ordini.
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