Non è in discussione la professionalità dei componenti del nuovo CdA della Rai ma il fatto che, ancora una volta, sia stato adottato l’intramontabile manuale Cencelli e che sia la politica, a decidere chi abbia le competenze necessarie a guidare le aziende pubbliche. Il punto non è “chi” viene nominato ma “come” ed in base a quale criterio. È difficile che gli incapaci possano valutare le capacità ed è inaccettabile che i migliori possano essere scelti dai peggiori. Anche Renzi è stato molto meno rivoluzionario di quanto i suoi proclami lasciassero sperare. Infatti, si è ben guardato dal riscrivere “le regole del gioco” per garantire ai più bravi di salire più in alto a prescindere da correnti e lottizzazioni. Era stato così per la selezione dei vertici delle industrie di Stato, per l’insediamento di Lapo Pistelli alla vice presidenza dell’Eni e sarà sempre così perché i partiti non rinunceranno mai a mettere le mani su tutto ciò che può produrre denaro e clientele ed a trattare le imprese pubbliche come fossero feudi personali. Non esiste alcun criterio oggettivo di selezione e gli incarichi sono preda dei partiti e distribuiti in proporzione alle quote di consenso ottenuto nelle tornate elettorali. In tale contesto la meritocrazia e la trasparenza sono un ostacolo alla discrezionalità politica. La tecnologia consentirebbe a coloro che ritengono di possedere i requisiti di candidarsi, di rendere noti e consultabili le candidature e di rendere pubbliche le dinamiche di una selezione che non può essere gestita come un fatto privato. Le capacità e le professionalità, che pure nel Paese abbondano, restano mortificate e non servono senza un’affiliazione o un padrino mentre la competenza non è tra i requisiti presi in considerazione. Così, invece di aprire alla partecipazione del più alto numero possibile di candidati, pubblicando preventivamente i criteri di selezione si preferisce percorrere le vie amicali che, come è facile comprendere, alimentano la corruzione. In attesa della prossima “abbuffata” sulle partecipate, il governo, bolla come evasori coloro, che rifiutano di mantenere questo esercito di nominati dal quale è escluso, senza rendersi conto che l’uso privato dei beni pubblici legittima l’evasione. Ma che razza di democrazia è quella in cui il cittadino è chiamato a pagare le spese condominiali di un palazzo al quale gli è precluso l’accesso ?
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