Questa classe politica, largamente impresentabile, usa il potere legislativo per blandire, ricattare e comprare il consenso e ricorre al voto di fiducia con la stessa disinvoltura con la quale la mafia usa la lupara. Supera, così, ogni limite anche quello della decenza. Alla faccia della normativa comunitaria, dell’Antitrust e dell’interesse generale non solo vuol reintrodurre le tariffe ma ne ha, addirittura, esteso l’applicazione a tutte le categorie professionali. Mentre il Consiglio di Stato (Sentenza 4614/2017), negando ogni relazione di causa ed effetto tra misura del compenso e qualità dei servizi prestati, dichiarava la legittimità dell’appalto pubblico di servizi a titolo gratuito, nella legge di bilancio 2018 è saltato fuori, come dal cilindro di un prestigiatore “l’equo compenso” il diritto, cioè, dei professionisti “a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto ed in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”. Un diritto previsto per tutelare i lavoratori dipendenti ma inapplicabile a professionisti “liberi” il costo delle cui prestazioni ricade su cittadini, imprese e sulla spesa pubblica. Uno stratagemma per impedire ai giovani di usare il prezzo per sottrarre la clientela a chi già la detiene ed alle associazioni di volontariato ed ai singoli di offrire gratuitamente servizi che gli iscritti in albi svolgono facendosi pagare. Senza considerare che anche i professionisti potrebbero perseguire scopi sociali o mutualistici o voler promuovere la propria immagine. Purtroppo l’interesse dei gruppi organizzati, ancorché minoritari, è inattaccabile se la classe politica è attenta solo al numero degli elettori che ciascuna di esse è in grado di portare al seggio: un fenomeno ancor più preoccupante in prossimità delle scadenze elettorali. Per fortuna i cittadini ed i giovani professionisti si stanno rendendo conto che l’arma legislativa, nelle mani di chi risponde solo a se stesso, è utilizzata spregiudicatamente per assecondare le richieste dei vertici professionali, che non hanno più il supporto della base. La quale, avendo capito che le leggi non sono fatte nel suo interesse, cerca di aggirarle senza avvertire alcun senso di colpa.
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