I dubbi su “Il Dubbio”

Il Consiglio Nazionale Forense mentre da un lato invocava l’equo compenso per aiutare i giovani in difficoltà evitando loro di scontare “uno squilibrio nei rapporti contrattuali”, dall’altro stanziava 1.200.000 euro per incrementare le spese di trasferta e le indennità dei consiglieri e 1.100.000 euro nell’iniziativa editoriale de “Il Dubbio”. In un momento

di profonda crisi dell’avvocatura queste scelte appaiono, quanto meno, inopportune. Peraltro, sono in tanti a chiedersi se “la distrazione” sia compatibile con l’obbligatorietà del versamento, con le norme dell’editoria e con le finalità statutarie del Cnf. Il quale non può investire in attività commerciali o editoriali. Può solo fare informazione sulla propria attività e sugli argomenti di interesse dell’avvocatura mentre “il dubbio” spazia dallo sport alla politica occupandosi di materia che nulla hanno a che vedere con l’attività forense. Nessuna autorità, però, è intervenuta per sciogliere i dubbi sulla legittimità dell’iniziativa e, tanto meno, il ministro della giustizia Orlando il quale, ignora la domanda, definisce l’equo compenso un punto di svolta in un momento di crisi dell’Avvocatura e in un video postato sulla sua pagina Facebook spiega i vantaggi della misura per gli avvocati. Anche se il giornale è gestito dalla Fondazione Nazionale dell’Avvocatura Italiana questa riceve i soldi dal Cnf che li preleva dai contributi che gli iscritti sono obbligati a versare per poter esercitare. Come al solito l’allegra finanza privilegia gli interessi di chi è insediato al vertice  facendone ricadere i costi sulla collettività e sui giovani che non possono, utilizzando lo strumento del prezzo, sottrarre la clientela a chi già la detiene. Riuscirà la democrazia diretta a scardinare questo corporativismo organico che condanna il Paese all’immobilismo ?

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