La statalizzazione dell’Economia

Lo “Stato Spa”, attraverso il Tesoro controlla oltre il 40% della borsa italiana e cinque delle prime dieci società quotate. Le Società Partecipate, operano nei settori più disparati, e meno strategici: Banca Monte Paschi di Siena S.p.A.(68,25%) che ha dilapidato in 10 anni 593,3 milioni di euro in promozioni, sponsorizzazioni e pubblicità e della quale, nel dicembre 2016, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha acquisito il 68,25% del capitale con circa 7 miliardi di euro impegnandosi con Bruxelles ad uscire dall’azionariato entro il 2022, Enav spa (53,28%), Enel spa, che ha sede fiscale in Olanda, (23,59%); Eni spa, che ha sede fiscale in Olanda, (4,34% del capitale è detenuto direttamente ed il 25,76% detenuto attraverso Cassa depositi e prestiti); Leonardo spa (30,20%), Poste italiane spa (29,26% detenuto direttamente dal Tesoro e 35% detenuto attraverso Cassa depositi e prestiti) che possiede la Banca del Mezzogiorno, la compagnia aerea la Mistral Air, Poste Assicura e Poste Vita; Amco spa (Asset management company (100%); Agenzia Nazionale per l’Attrazione degli Investimenti e lo Sviluppo d’impresa spa (Invitalia) (100%); Cassa depositi e prestiti spa (82,77%); Ferrovie dello Stato (100%) cui fa capo la società pubblica ANAS alla qua- le, il 6 luglio 2022 il governo Draghi, revocando le concessioni autostradali alla Società Strada dei Parchi del gruppo Toto, ha affidato la gestione delle Autostrade A24 e A25 che sono così subentrate alla famiglia Toto. La pro- prietà dell’infrastruttura è dello Stato; RAI spa (99,56%); Sace spa (100%); ANPAL Servizi s.p.a. (100%); Arexpo spa (39,28%); Consap, Concessio- naria servizi assicurativi pubblici, spa (100%); Consip spa (100%); Equi- talia giustizia spa (100%); Eur spa (90%); Giubileo 2025 (100%); Gse, Gestore dei servizi energetici, spa (100%); Infrastrutture Milano Corti- na 2020 – 2026 spa (35%); Invimit Sgr, Investimenti immobiliari italiani società di gestione del risparmio, spa (100%); Ipzs, Istituto poligrafico e zecca dello Stato, spa (100%); Cinecittà S.p.A. (100%); Mefop, Società per lo sviluppo del mercato dei fondi pensione, spa (59,05%); Pago PA S.p.A. (100%); Ram, Rete autostrade mediterranee, spa del Ministero del Tesoro con un dipendente fisso e cinque consiglieri di cui era stata proposta la chiusura, (100%); Sogei, Società generale di informatica, spa (100%); Sogesid spa, che nel 2013 ha distribuito 380 consulenze, che il governo Monti voleva sopprimere senza riuscirci, (100%); Sogin, Società gestio- ne impianti nucleari, spa (100%); Sose, Soluzioni per il sistema economi- co, spa (88,8%); Sport e salute spa, chiamata dai governatori di Veneto e Lombardia ad entrare nel Comitato organizzatore delle Olimpiadi Mila- no Cortina per salvarlo dal dissesto (100%); STMicroelectronics holding N.V. (50%), EUtalia Studiare Sviluppo srl , società di consulenza del Teso- ro che Conterai aveva, inascoltato, suggerito di sopprimere, (100%); Avio, Fincantieri, Italgas; Seat Pagine Gialle venduta nel 1996 dal Tesoro per 850 milioni, che ha fruttato nei vari passaggi di mano ai privati almeno 12 miliardi; BF (alimentare 18,8%), Inalca (distribuzione alimentari gruppo Cremonini 28,4%), Kedrion (25,1%), TH Resorts (45,9%), Webuild (co-struzioni 18,77%), Sia (servizi 25,7%), Ansaldo Energia (87,5%), Open Fiber (50%), Rocco Forte Hotel (23%), IQ (50%), Valvitalia (49,5%). Oltre alle partecipazioni dirette ci sono quelle detenute attraverso Cassa Depositi e Prestiti: Bonifiche Ferraresi, Gruppo Trevi (25,7%); Rai Way, Sai- pem, Snam, Terna. L’8 ottobre 2020 lo Stato è entrato in Euronext, attraverso Cdp Equity, controllata da Cdp, che ha acquisito il 7,3% del capitale. Il Cda di Invitalia, il 25 gennaio 2021 ha deliberato di acquisire, attraverso un au- mento di capitale, il 30% di Reithera investendo 81 milioni di euro dei quali, 69,3 milioni per la ricerca, lo sviluppo e la produzione di un vaccino anti- covid” e 11,7 milioni all’ampliamento dello stabilimento di Castel Romano. Con l’accordo siglato il 9 dicembre 2020 il ministero dell’Economia rientra nella gestione dell’ex Ilva con l’impegno ad acquistare il 60% del capitale diventando l’azionista di maggioranza della nuova società AmInvestco ed impegnandosi ad affidare ad ArcelorMittal, rimasta in minoranza, la gestione operativa dello stabilimento. Lo Stato, già proprietario dell’in- frastruttura, è entrato nella gestione di 3000 km di autostrade attraverso Cdp che ha costituito un consorzio, con i fondi americani Blackstone e Macquarie, che hanno quote pressoché simboliche, ha acquistato nel settembre 2022, il 33% di Autostrade per l’Italia valutata generosamente in 9,5 miliardi. Telecom Italia, che ha la sede fiscale in Olanda, della quale nel 2018 Cassa Depositi e prestiti aveva acquisito il 9,89%. Cassa Depositi e Prestiti, che già possedeva il 50% di Open Fibra, nell’aprile 2021 ha com- prato attraverso la sua controllata Cdp equity il 10% di Open Fibra dall’E- nel sborsando 2,65 miliardi salendo al 60% prendendone il controllo per creare una rete unica, sotto il controllo di Telecom. Cassa Depositi e Prestiti, azionista sia di Telecom, sommersa da oltre 26 miliardi netti di debiti e da un enorme numero di dipendenti (circa 100mila lavoratori compresi quelli dell’indotto) che di Open Fibra progetta di realizzare la rete unica per salvare Telecom che, senza la fusione, fallirebbe. Il 25 maggio 2021 Ita Airways, Italia Trasporto Aereo S.p.A, la compagnia aerea nata dalle ceneri di Alitalia, il cui capitale è parzialmente nelle mani dello Stato. Il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel). L’Istituto per lo Sviluppo Agroalimentare, l’Istituto per il Commercio Estero (ICE), trasformato in Agenzia e che ha assorbito il personale di Buonitalia, società del ministero dell’Agricoltura in liquidazione. L’Ente nazionale per il Microcredito. L’Istituto agronomico per l’Oltremare, la Cassa conguaglio per il Gpl (Gas di petrolio liquefatto), la Fondazione Marconi, l’Unione italiana Tiro a Segno, Arcus, la società dei Beni Culturali che il governo Monti ed il commissario alla Spending Review, Carlo Cottarelli avevano suggerito di chiudere. Ovviamente queste società, nel tempo hanno acquisito altre partecipazioni. Ciliegina sulla torta, la golden share, il Jolly che attribuisce all’esecutivo il potere speciale di veto per salvaguardare gli asset strategi- ci del Paese. Ed è la politica a stabilire quali siano. Il commissario alla revisione della spesa pubblica, Carlo Cottarelli, aveva scoperte 2.671 Società Partecipate dal pubblico con più consiglieri che personale ma, nessuno ha pensato a chiuderle e non ci pensa neppure Cottarelli che, eletto al Parlamento, non può correre il rischio di essere cacciato dal partito. A queste società vanno aggiunte le 91.966 (55.149 partecipa- zioni dirette e 36.817 indirette) Partecipate dai comuni, tante sono secon- do lo studio della Fondazione Anci nel 2018, tra le quali molte quotate in borsa che, attraverso acquisizioni e fusioni, hanno raggiunto dimensioni notevoli. Tra le quali: Iren controllata dai comuni di Torino, Genova, Reg- gio Emilia e Parma; A2a controllata dai comuni di Milano e Brescia e che a sua volta controlla la Acsm-Agam; Acea controllata dal comune di Roma; Ama, l’azienda romana che si occupa del ciclo dei rifiuti e dell’ambiente; Atac, l’azienda di trasporto del Comune di Roma, che ha perso 10 miliardi di euro in 12 anni; Hera controllata da un gruppo di comuni dell’Emilia Romagna e del comune di Bologna in particolare; Ascopiave controllata da un consorzio di comuni dell’area trevigiana, Etra, una multiutility a totale proprietà pubblica di Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza. Talete, società interamente pubblica e partecipata da enti locali del Viterbese. Pu- bliacqua; Areti, divisione di Acea che gestisce il servizio elettrico, Sorical, azienda calabrese a capitale misto pubblico-privato di Catanzaro Lido. Ogni regione ha, poi, la sua finanziaria: Finlombarda, Fincalabria, etc.  Esistono 1.612 enti che l’ex ministro della Semplificazione Roberto Cal- deroli aveva definito dannosi e promesso di spazzar via ma è stato spazzato via lui mentre loro sono vivi e vegeti. Esistono i difensori civici, i Bacini imbriferi montani, gli Ato, i 600 «enti strumentali» delle Regioni che nel frattempo sono aumentati di numero, i 138 enti parco regionali nonché la pletora dei consorzi di raccolta e smaltimento dei rifiuti e quelli di bonifica fra i quali uno, nelle colline livornesi, con 16 dipendenti e 33 fra consiglie- ri e revisori. Il 69,4% delle partecipate fa capo a Comuni, il 14% a Città metropolitane e Province, il 13% a Regioni, il 6% a unioni di Comuni o comunità montane e il 28% ad altre amministrazioni locali. Questa miriade di società, costano alle casse statali decine di miliardi di euro ed il loro dissesto trascina quello degli enti locali, mettendo a rischio i conti pubbli- ci ed alimentando l’indebitamento dello Stato. Il Ministero del Tesoro è impotente di fronte ai sindaci ed alle amministrazioni che non solo non dismettono le partecipazioni e non motivano la decisione ma non comunicano neppure il numero e la misura delle partecipazione detenute per cui in questa «giungla» di Partecipate, che impiega oltre un milione di addetti, ogni ente raccoglie i dati in modo diverso e modifica il loro assetto con frequenza. Nel 2014 Matteo Renzi ha promes- so di ridurre le società partecipate ma non è riuscito a farlo. Nel settembre 2016 è entrato in vigore il Testo unico sulle società a partecipazione pubbli- ca (Tusp) ma nel 2017 il governo Gentiloni ha alzato la soglia di fatturato minimo richiesta per la dismissione consentendo ai governatori di esclu- dere discrezionalmente dalla riforma singole società. La manovra del 2019 ha rinviato l’obbligo di dismettere le partecipazioni al 31 dicembre 2021 e l’ultima legge di Bilancio lo ha spostato alla fine del 2022. Attraverso il commissariamento delle grandi imprese in crisi (Alitalia, Ilva, Parmalat, etc.) il ministero dello Sviluppo nomina i commissari sottraendo le nomine al giudice ordinario. Il governo ha il potere di commissariare le infrastrutture, i consorzi o enti creati ad hoc per eventi speciali (Expo). I commissari straordinari a fine 2021, per difetto, erano 384 di nomina governativa ed oltre 10.000 nominati da enti locali, sempre con la massima discrezionalità. La Corte dei Conti ha suggerito, inascoltata, di coinvolgere i cittadini nell’iter della selezione introducendo la pubblicità dei curricula e l’audizione pubblica (Public Hearings) dei candidati. Ci sono, quindi, centinaia di migliaia di cariche da distribuire discrezionalmente intorno alle quali girano manager, avvocati, commercialisti e professori pronti a sostituire i piani industriali con quelli elettorali del dante causa. I più ammanicati riescono ad ottenere più incarichi (il “Corriere della Sera” nel 2017 riportava che Enrico Laghi aveva accumulato e gestiva contemporaneamente 24 incarichi di commissario straordinario di aziende del calibro di Ilva, Alitalia etc. registrando nell’anno 2017/2018 un volume d’affari di circa 10 milioni di euro) ed a conservarli per decenni perché è lo stesso commissario a decidere quando si conclude l’incarico “temporaneo e straordinario” (potere assoluto, pag. 67,68). A cascata scende l’affidamento di una montagna di consulenze, una fabbrica di parcelle intorno alla quale girano centinaia di professionisti. Solo i commissari dell’Ilva ne hanno assegnate 52 in tre anni ad una ventina di studi legali con parcelle delle quali, le centinaia di migliaia di iscritti in albi, non hanno mai visto e non vedranno mai neppure sommando quelle emesse nel corso di tutta la loro vita professionale.

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