Nel 2019 il governo gialloverde di Giuseppe Conte ha risolto la di- sputa sulle Olimpiadi 2026 candidando Milano e Cortina, accontentando così Lombardia e Veneto che avrebbero dovuto affrontare le spese da sole e senza costi per lo Stato. Ma già alla fine del 2019 la manovra prevedeva il contributo di un miliardo di euro, col pretesto di finanziare le infrastrutture sul territorio ma resisteva il principio di non mettere soldi pubblici nella Fondazione privata, che avrebbe dovuto organizzare l’evento con fondi pri- vati provenienti da contributi Cio e sponsor. Ma, successivamente, quando sembrava che l’evento sportivo e la sua tenuta economica fossero a rischio, i governatori hanno premuto per far lo Stato nel Comitato organizzatore. A fine giugno 2022 i rappresentanti degli enti locali avevano chiesto un incontro urgente al premier Draghi, per la difficoltà della governante e la mancanza di sponsor dai quali si prevedeva di incassare 550 milioni, che avrebbero coperto circa un terzo del budget lievitato a quota 1,6 miliardi. Le regioni Lombardia e Veneto, in caso di buco alla fine della manifesta- zione, sarebbero i responsabili tenuti a ripianare, per cui hanno chiesto al governo di entrare nella Fondazione, di riscrivere lo statuto e di cambiare la governante. Ma se il governo entrasse direttamente nel Comitato, la Fon- dazione diventerebbe pubblica, e lo Stato dovrebbe farsi carico degli even- tuali buchi di bilancio, mettendo al riparo gli enti locali. Si sta pensando, quindi, di creare un organismo, sopra la Fondazione, con poteri ispettivi e decisionali, per fare da raccordo con la società pubblica che si occupa delle infrastrutture, coinvolgendo la partecipata governativa Sport e Salute. La Regione Veneto aveva sostenuto il restauro della pista da bob “Eugenio Monti” di Cortina, per i Giochi olimpici, ma le previsioni sono crollate non è infatti una semplice ristrutturazione ma la costruzione di una nuova pista. Per tre anni, per la pista da bob di Cortina per le Olimpiadi 2026, era stato pensato un progetto sbagliato. Il costo è già lievitato a 85 milioni di euro, dai 61 milioni indicati qualche mese fa. Comunque, la nuova pi- sta “Eugenio Monti” non avrà lo stesso percorso di quella delle Olimpiadi del 1956, come avrebbe voluto il governatore Luca Zaia, né di quella di- smessa nel 2008, alla faccia di chi pensava si trattasse di una semplice “ri
qualificazione”, com’é scritto nei documenti della Regione Veneto. Il pro- getto è stato discusso a fine novembre 2021 e nel gennaio 2022 dalle Fede- razioni di bob, skeleton e slittino poi è arrivato sul tavolo della Conferenza dei servizi. Il primo progetto del 2019 su incarico di Coni Servizi, che ha consentito di ottenere l’assegnazione dei Giochi, a livello di pre-fattibilità prevedeva di rifare la “Monti” così com’era. Nel novembre 2021 le fede- razioni internazionali rilevarono le eccessive velocità massime. Per questo è stata elaborata (grazie ai tedeschi) una soluzione alternativa per salvare capra e cavoli. La seconda soluzione, che sarà preferita, comporta però una consistente variazione dei costi. Quando in autunno 2021 la società di in- gegneria DBA PRO eseguì, per conto della Regione, il Documento di fat- tibilità delle alternative progettuali indicò un costo di 60 milioni 750 mila euro, cifra che contribuì a preferire il rifacimento della pista Monti, rispetto al trasferimento delle gare a Innsbruck (come avrebbe voluto il Cio e come aveva dichiarato il presidente Thomas Bach). Nel 2019 quando la società di ingegneria ha eseguito lo studio di fattibilità ha indicato un costo di 60 milioni 750 mila euro, che è crescita del 40% e la nuova previsione lievita a 65,9 milioni di euro. La stazione appaltante ha altri 17,1 milioni di euro a disposizione su una spesa totale prevista, salvo complicazioni, di 85 milioni di euro. E c’è qualcuno che pensa che il Ministro delle infrastrutture rifiuterà un aiutino ai governatori?