L’Italia non è la Patria. E’ solo il rimpianto di una Patria

Nel post scriptum della Storia d’Italia Indro Montanelli scriveva ” I pohi vecchi uomini del prefascismo, furono presto emarginati dalla nuove leve di mestieranti della politica, abilissimi nei giochi di potere, ma soltanto in quelli. E da allora iniziò la degenerazione mafiosa della democrazia sotto gli occhi indifferenti, o ipocritamente indignati, di una pubblica opinione alle mafie assuefatta da secoli. In Italia il professionista della cultura parla e scrive per i professionisti della cultura, non per la gente. E cerca ancora un Principe di cui mettersi al servizio.

Scomparsi quelli di una volta, il loro posto è stato dai partiti. E questo spiega la così detta “organicità” dell’intellettuale italiano, sempre schierato dalla parte verso cui soffia il vento. l’intellettuale italiano invece di guidare si mette a rimorchio. Ecco il motivo per cui ho rinunziato al seguito di questa Storia d’Italia (che del resto rischia di avvilirsi a cronaca giudiziaria). Ho smesso di credere all’utilità di una Storia,o smesso di credere all’Italia. Sangue non ce ne sarà … Dolcemente, in stato di anestesia, torneremo ad essere quella “terra di morti, abitata da un pulviscolo umano”, che Montaigne aveva descritto tre secoli orsono. Siamo un conglomerato impegnato a discutere di grandi riforme a copertura di piccoli giuochi di potere e d’interesse. L’Italia è finita. O forse, nata su dei plebisciti-burletta come quelli del 1860-’61, non è mai esistita che nella fantasia di pochi sognatori, ai quali abbiamo avuto la disgrazia di appartenere. Per me non è più la Patria. È solo il rimpianto di una Patria.”

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