Le affermazioni di Bruno Vespa, secondo il quale gli avvocati pensano solo ai propri interessi e traggono vantaggio dalla lunghezza dei processi non, tocca tutta l’avvocatura ma quella larga parte che la concepisce solo come un mestiere per far quattrini. Se la conciliazione nel suo breve periodo di vigenza ha ridotto il contenzioso civile, prodotto un risparmio di oltre 123 milioni di euro e accelerato le procedure, nella misura indicata dal Ministro della giustizia allora è evidente che le affermazioni del conduttore possono essere condivisibili. Infatti, i doveri verso la collettività dovrebbero prevalere sugli interessi della consorteria, soprattutto quando questa è un ente pubblico non economico tenuto ad operare “essenzialmente nell’interesse generale e, solo di riflesso, nell’interesse dei professionisti stessi”. Purtroppo, invece, chi è istituzionalmente preposto alla tutela dell’interesse generale non solo si è rivolto alla giustizia per poterlo comprimere ma si dichiara anche estranea a tutto ciò che avviene in un’aula di giustizia non rendendosi neppure conto che la stessa formulazione delle tariffe può far ritenere che la causa “più pende e più rende”. Ovviamente, l’elevato numero degli iscritti oltre un terzo dei quali lotta per sopravvivere, non si può non generalizzare e non tener conto dei tanti nostalgici che vanno avanti guardando indietro.
Il problema italiano, segnalato dal conduttore ma non contestato l’intervento della politica nei diversi settori economici (il legale è uno di questi) e il peso delle lobby che garantiscono l’appoggio elettorale in cambio di esclusive e concessioni, utili solo a far pagare ai consumatori servizi scadenti a prezzi elevati. Il ricatto elettorale è il reale motivo per cui politici di destra, di centro o di sinistra, infischiandosene del benessere del Paese non mettono mai in discussione l’assetto degli ordini. I quali esercitano un diritto di saccheggio sui cittadini allo stato brado e su chiunque quel ricatto non sia in grado di esercitare.
L’intervento di Vespa ha sollevato… un vespaio più enfatizzato che reale. I diversi organismi che, vista l’obbligatorietà dell’iscrizione, dicono di rappresentare tutta l’avvocatura, hanno presentato esposti, valutano iniziative, emettono comunicati ma lavorano dietro le quinte e smorzano le polemiche per non dover spiegare quali vantaggi derivino al Paese dalla legge che tanto difendono.
Intanto sul web un’associazione ha invitato gli avvocati a non partecipare a Porta a Porta. E se Vespa invitasse i firmatari ? Ci andrebbero di corsa, dopo essere passati per Lourdes !