E questo Draghi lo sa ….

Anche se siamo convinti che il Governo non abbia la forza di toccare i privilegi dell’ordine forense, né la ministra Cartabia quella di aprire un’indagine per accertare la legittimità dell’iniziativa editoriale del Consiglio Nazionale Forense travestito da fondazione, ci auguriamo che possa iniettare nel Paese massicce dosi di concorrenza anche negli ordini professionali. Mario Monti, dopo aver tanto scritto e parlato sulla necessità di ridimensionarne i privilegi, come ultimo atto del suo governo, è stato costretto a varare la legge 247/2012 che ha attribuito agli ordini più poteri di quanti ne avessero ricevuti dalla legge del 1939. Forse avrebbe fatto meglio a dimettersi un giorno prima evitando di cadere …. Così in basso. Monti ne parlava così:

da Commissario UE alla Concorrenza nel corso dell’audizione all’Europarlamento dell’1 Settembre 1999, riportata dal Sole24Ore del 2 Settembre 1999: “Il settore delle professioni non è ancora stato preso in considerazione dalla politica della concorrenza per mancanza di risorse ma sarà presto necessario vedere quali leve della politica di concorrenza si possono azionare per aprire i mercati ……. Gli Ordini possono avere ragioni di esistere, ma è importante che anche il mondo professionale senta il respiro del mercato unico e della concorrenza, che non potrà che favorire la crescente flessibilità delle economie degli Stati membri”. Il 22 Novembre 1999, al Convegno su “Regolazione e Concorrenza” organizzato a Roma dall’Antitrust, Monti, sempre nel suo ruolo di Commissario ha chiesto “un maggior impegno sulla strada della concorrenza, precisando che le nuove regole di mercato devono valere anche per le libere professioni … Il mercato concorrenziale deve investire anche campi come le libere professioni”. Intervistato dal Sole 24 ore l’8 Agosto 2000 sulle tariffe professionali: “la concorrenza dei prezzi si applica anche alle libere professioni, al pari delle imprese, affinché vi sia una scelta non solo tra i servizi prestati ma anche sulla base dei costi dei servizi”. L’11 settembre 2003 al seminario di Cernobbio, sempre a capo dell’Antitrust UE, Monti, ha rilevato come “in Italia la concorrenza sia ingessata ed ha invitato il Governo italiano a rilanciare il mercato: nei servizi e nelle libere professioni servono interventi: il Presidente dell’Antitrust Tesauro li segnala ma non ci sono seguiti”. In un’intervista a “Repubblica” del 12-09-2003, attacca il “protezionismo dell’Italia nel settore dei servizi ed in particolare delle professioni liberali. La normativa vigente tende a proteggere gli operatori esistenti. Per esempio nel settore delle libere professioni ci sono norme che limitano l’accesso, che fissano le tariffe e che vietano la pubblicità. L’Antitrust indica le situazioni che andrebbero modificate, ma è penoso vedere come Governo e Parlamento non diano seguito a questi spunti”. Secondo Monti “La consultazione con le parti sociali è importante ma, in questa grave situazione, una volta che il governo persuade il Parlamento che non possono essere seguite altre vie, che bisogno c’è di auto infliggersi l’onere di una ricerca faticosa, in riunioni spesso notturne, di un accordo con le parti sociali ?” Nel 2007, in un editoriale sul Corriere della Sera affermava la necessità di “una leadership politica capace di portare a un disarmo bilanciato dei privilegi di tutte le corporazioni, non solo di alcune”. Secondo Monti quelli degli ordini non sono “tenaci fiammelle rivendicative fuori tempo ma corposi interessi privilegiati che, pur di non lasciar toccare le loro rendite, manovrano un polo contro l’altro: veri beneficiari del bipolarismo italiano!”. Dopo aver subito la riforma realizzata con la legge 247/2012 laconicamente commentava “il senato ha preferito votare la riforma forense alla riforma carceraria …. Una riforma, quella forense, che non aiuta i giovani, non disciplina l’accesso e attribuisce maggiori poteri agli organi istituzionali in senso completamente contrario al sistema delle liberalizzazioni”. Gli ordini professionali gestiscono attività che toccano beni primari dei cittadini, sono dislocati nelle aree in cui maggiore è l’interferenza fra economia, politica e società e fanno da cerniera fra Stato e mercato. Senza rimuoverli è difficile poter pensare ad un effettivo cambiamento. E questo Draghi lo sa …

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