Ancora arroccati sulle tariffe

Dal 22 luglio 2012, secondo quanto disposto dal Decreto legge n. 1/2012, sono scomparsi del tutto, e finalmente, i tariffari professionali già da tempo inesistenti nei i Paesi ad economia avanzata. Il Consiglio di Stato, con il parere n. 3126 del 2012 ha, addirittura suggerito al Ministero della Giustizia di reintrodurre, nel definire i parametri cui deve fare riferimento il giudice, l’obbligo del professionista di produrre in giudizio il preventivo di massima che deve rendere al cliente e che la mancata produzione o, comunque, la mancata prova di averlo fornito, possa essere considerato dal giudice un elemento negativo di valutazione nella liquidazione del compenso”. Sempre secondo il Consiglio di Stato, per evitare che da dietro i parametri possano riemergere le vecchie tariffe il Ministero dovrebbe indicare al giudice soltanto una misura media indicativa e che l’adeguamento può anche essere contenuto in una misura più contenuta rispetto agli indici ISTAT. L’avvocatura continua a rifiutare l’assimilazione dell’esercizio professionale all’attività d’impresa e crede ancora nella sua specificità ma il mondo non se ne è accorto ed è andato avanti lo stesso. Certo non è gradevole per l’avvocato vedersi riconoscere soltanto i compensi liquidati giudizialmente ma, di fronte alle tendenze dell’economia e ad una realtà che ha stravolto ruoli e funzioni, non ci sono alternative: sono finiti i tempi in cui il professionista guadagnava come un imprenditore senza correrne i rischi e senza investire capitali. E le tariffe sono un retaggio di quel tempo. Esse, giustificate dalla necessità di assicurare la dignità della persona, corrispondenti ai minimi salariali ed equivalenti all’avanzamento di carriera, non hanno più alcuna ragion d’essere e dovrebbe essere lo stesso avvocato a rivendicare il diritto a valutare le sue prestazioni. Gli Ordini possono sempre aprire procedimenti disciplinari per lesione “del decoro e della dignità” ma, così facendo, ritardano lo sviluppo del comparto rendendone più rovinosa la caduta.  

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