La Grande, e forse ultima, Abbuffata…….

In un film del 1973 si narrava la vicenda di 4 uomini che avevano deciso di suicidarsi mangiando fino alla morte, nel terzo millennio va in scena lo stesso copione in cui è la politica italiana a rischiare di suicidarsi giocandosi la sua residua credibilità sulle nomine ai vertici delle società pubbliche. Se non sarà capace di disancorare le nomine dai partiti e dalle lobbies che li sostengono effettuerà la stessa scelta dei protagonisti de “La grande Bouffe” fornendo ulteriori elementi ad una protesta che non potrà più definirsi populista. Riusciranno i nostri eroi a contenere la voracità ? Purtroppo i precedenti ci suggeriscono di dubitare ! Peraltro, tra i decisori, ed in un ruolo non secondario, c’è anche Alfano, allora Ministro della Giustizia che, scriveva Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera del 6.07.2011, a svolgere il ruolo di esperto nell’Organismo indipendente per la valutazione, la trasparenza e l’integrità della pubblica amministrazione nominava un suo compaesano, “impiegato della provincia e presidente della sagra “mandorlo in fiore” nonché suonatore di friscalettu”. Ma può, col tempo, un cacciatore di clientele può diventare Savonarola ? on possiamo che augurarcelo. Tutti, strumentalmente, affermano di voler dare spazio al merito ma quando ci sono in ballo le nomine estraggono i beneficiari sempre dallo stesso mazzo, mai uno sconosciuto capace, di pretoriani. I quali non rispondono del loro operato alle istituzioni ma alla lobby che ne ha favorito l’ascesa. I curricula vengono costruiti a posteriori per giustificare una nomina e non servono a nulla se non si ha un tavolo sul quale spenderli e, senza l’aiuto di qualcuno, non arrivano mai su quello “giusto”. Infatti le società a pubbliche, anche se inutili e deficitarie, resistono ad ogni cambiamento perché operano in quella zona, grigia ed equivoca, tra pubblico e privato, in quell’area in cui si concretizza lo scambio voti/favori. nel quale si sviluppa la corruzione. La cui radice si trova proprio nelle modalità di acquisizione del consenso.

L’assenza di meccanismi di accreditamento amplia a dismisura i margini della discrezionalità politica nel favorire accessi e carriere. Non servono, dunque, nuove leggi, per eliminare la corruzione, basta fissare criteri oggettivi di selezione. e canali di accesso autonomo al lavoro: La meritocrazia, quella vera,, è l’unico vero antidoto al clientelismo ed alla corruzione. L’introdurla sarebbe la vera rivoluzione ma è molto improbabile che Renzi voglia farla e che i suoi alleati gliela lascino fare

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