Il meccanismo è collaudato: i partiti si appropriano di tutto ciò che è pubblico per distribuirlo, detratta l’intermediazione, ai vertici delle corporazioni in proporzione del numero di consensi che ciascuna è in grado di assicurargli e il vertice della corporazione distribuisce, a sua volta, i privilegi a quelli che lo sostengono. Così, i cacicchi scalano le istituzioni appoggiandosi sui vertici delle categorie con i quali trovano sempre un accordo per stritolare il singolo che, nella commedia, ha il duplice ruolo di mucca e pretesto. La competizione si svolge sempre all’interno di ogni singola categoria per conquistarne il vertice e, con esso, il diritto di dialogare con gli altri vertici. Paradossalmente, le alleanze sono sempre trasversali tra avversari: collaboriamo con chi dovremmo competere e competiamo con le persone con cui dovremmo collaborare. I conti, quindi, si regolane sempre all’interno del gruppo di appartenenza anche perché il portare i problemi all’esterno o, peggio, rivolgersi alla magistratura per risolversi significa tradire le regole del branco. La tecnologia sta progressivamente sgretolando il sistema che consente ai vertici di colludere alle spalle e, talvolta, ai danni dei rappresentati strappando spesso vantaggi personali.
L’utilizzo della tecnologia, lo streaming e la diffusione visiva del funzionamento interno delle istituzioni costituiscono la vera rivoluzione introdotta dal Movimento 5 Stelle e la ragione per la quale i suoi esponenti vengono guardati con diffidenza. Che senso ha conquistare un vertice se poi il “dialogo” tra vertici viene portato a conoscenza dei rappresentati ? Per sconfiggere il buio, non bisogna combattere, basta accendere la luce, diceva San Francesco d’Assisi. Ma i Santi non c’entrano e la trasparenza neanche. Le nomine ai vertici delle aziende pubbliche è più prudente gestirle e contrattarsele al riparo dagli occhi indiscreti dei cittadini. Altro che streaming !|