Il crollo del ceto medio e la polverizzazione degli interessi

Tutti pensano che la storia d’Italia sia stata scritta da Mazzini, da Garibaldi o da Cavour. Si sbagliano. Paradossalmente, è stata scritta da Piero Fassino. Il quale, con molta arroganza e scarsa lungimiranza, rifiutò l’iscrizione di Beppe Grillo e la sua candidatura alla segreteria del Pd.

Intervistato  il 13 luglio 2009 da Massimo Giannini per RepubblicaTv, dichiarava “il Pd non è un taxi su cui chiunque può salire … Se Grillo vuole fare politica fondi un partito, si presenti alle elezioni e vediamo quanti voti prende ? Perché non lo fa ?”. Se avesse accolto la richiesta, forse sarebbe cambiata la storia del Paese … e quella del Pd. Ma forse quando una gallina arriva al vertice di un partito pensa di essere un’aquila, perde il senso della misura e ritiene ovvio che i “sudditi” facciano la fila per essere ricevuti. Ancora troppa gente non si è resa conto che, oggi, le effettive capacità prevalgono sullo status e che un bravo comico vale molto di più di un segretario di partito incapace. E, soprattutto … fa meno danni. Il consenso non trasforma una gallina in un’aquila e, soprattutto, i neoeletti farebbero bene a rammentarlo. Il ceto medio si è proletarizzato provocando il crollo della piramide sociale e la fine delle categorie che canalizzavano il consenso. È finita l’epoca dei padri nobili ed è iniziata quella in cui bisogna rimettere al centro l’individuo: quello a cui equitalia ha pignorato la casa per una multa non pagata o quello che si vede superare nei concorsi da un appartenente incompetente. Alla fine a votare sono i cittadini ed è con loro, e non con i vertici delle corporazioni, che bisogna dialogare

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