In Italia c’è un governo che vorrebbe modernizzare il Paese ed un Parlamento formalmente costretto a supportarlo ma che più si avvicinano le elezioni e meno lo sopporta. A prescindere dal Governo in carica, la nostra democrazia è la sintesi dei due totalitarismi (fascista e comunista) del secolo scorso, una «democratura» made in Italy i cui protagonisti non sono l’espressione della volontà popolare ma dei riferimenti sociali di coloro che sono già insediati al vertice.L’OLIGARCHIA DEGLI ALTI BUROCRATUna invisibile supercasta I quali, come nel feudalesimo, hanno concesso cariche e privilegi ai vassalli, per garantirsene la fedeltà, e questi a loro volta hanno ceduto ai valvassori parte dei privilegi ricevuti. Così al riparo delle istituzioni opera una pletora di funzionari che si annida nei gangli vitali dell’amministrazione e gestisce, spesso a fini personali e/o nell’interesse di colui al quale deve l’incarico, larghe quote delle risorse sottratte, attraverso le imposte, a cittadini e imprese. È un’oligarchia che, come sostiene Galli della Loggia, è passata “attraverso l’arbitraria designazione politica, e che deve il proprio incarico alla disponibilità dimostrata verso le sue esigenze e gli interessi implicati nel settore che sono chiamati a gestire”. Questa proliferazione di interdittori, collocati in punti strategici per agevolare i cittadini si trasformano in tanti “ducetti” che esercitano spregiudicatamente il loro potere di interdizione, riproduce quella che progressivamente si va sviluppando per aree geografiche. Alle prerogative statali non si sostituiscono ma si sommano quelle di Regioni, Province, Comuni, Circoscrizioni, Comunità Montane, Dipartimenti ferroviari, istituti di vulcanologia. La parcellizzazione del potere, che si dice creata per essere più vicina ai bisogni del cittadino, ha incrementato gli apparati e ridotto l’efficienza del sistema. Così, sempre gli stessi nomi passano da un posto all’altro costruendo reti di complicità ed ostacolando ogni riforma che possa mettere in discussione i loro privilegi. Anche i politici sono costretti a fare i conti con questi apparati che hanno tanto fatto crescere da restarne condizionati. Non c’è nessuno che si allontani dalla sponda degli interessi costituiti e lo Stato, invece di tutelare gli interessi generali, è diventato la cinghia di trasmissione degli interessi particolari con buona pace del suffragio universale. Così, infischiandosene della collettività, la politica è diventato l’unico percorso per cambiare status e condizione economica. Se si è adeguatamente spregiudicati il giochino è semplice: promuovere un’associazione o dare la scalata al vertice di un ordine e da lì scegliere un referente politico al quale offrire la devozione ed un pacchetto di consensi per autopromuoversi. Nell’italico sistema dell’alternanza i giocatori sono sempre gli stessi per cui, a turno, di vince sempre.
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