Di diritti si può anche morire. Il diritto senza mercato è infecondo.

Perché gli avvocati sono così tanti ? Dov’era l’avvocatura quando il numero degli iscritti cresceva a dismisura e fuori controllo ? Si godeva il momento magico in cui una classe politica, senza spina dorsale e senza idee ma con l’arma legislativa in pugno, assecondava le richieste della categoria in proporzione al numero degli elettori che questa era in grado di portare al seggio: la crescita numerica era funzionale al mantenimento dello status quo.

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Rimborso elettorale

In spregio alla volontà popolare, che si era espressa, a larga maggioranza, furono neutralizzati gli effetti del referendum del 1993, che aboliva il finanziamento pubblico dei partiti, sostituendolo con l’introduzione di un meccanismo di rimborso elettorale che lo fa rimpiangere (da “Il Cappio. Perché gli Ordini professionali soffocano l’Economia italiana di Riccardo Cappello Ed. Rubbettino)

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Decoro della professione e lotta per la sopravvivenza

Se il potere appartiene a chi non ha paura di perderlo allora bisogna riconoscere che l’attuale esecutivo non ne ha molto. Eppure il discredito della politica e dei partiti lasciavano pensare che finalmente si potessero iniettare, in un sistema asfittico, massicce dosi di concorrenza, tutelare le maggioranze silenziose e liberare l’individuo dalle categorie. Continua a leggere
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Le oblique interpretazioni degli ordini professionali

Il prof. Guido Alpa, che da anni guida l’avvocatura italiana con lo sguardo fisso sullo specchietto retrovisore, in un’intervista al Sole24Ore del 14.01 c.a. dopo aver ricordato l’avvenuta abolizione delle tariffe minime, ha affermato che esse consentono di misurare l’affidabilità del professionista e prevede “ora che scompare ogni riferimento alle tariffe emergerà un mercato più confuso, classista e dannoso per i cittadini”. Continua a leggere

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Ordini professionali e liberalizzazioni

L‘esecutivo, seppur con un approccio omeopatico, sta affrontando in modo organico i problemi del Paese e, sembra, sia riuscito anche a far penetrare un soffio di mercato nell’impermeabile mondo delle professioni. Le quali, invece di assecondare il cambiamento instaurando un nuovo patto con i cittadini pretendono di prosperare sulla sua asimmetria. Continua a leggere

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Albi riforma senza abolizione

Il Sole24Ore del 30 novembre u.s. in un articolo firmato da Laura Cavestri affrontava il tema della riforma degli Ordini professionali considerando la possibilità di ridurre il numero degli ordini sulla base dell’effettivo interesse pubblico. E qui il caso di rammentare che un tentativo in tal senso è già fallito per Continua a leggere

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E’ ipotizzabile un’Italia senza Ordini professionali?

Marina Calderone sul Sole 24 Ore del 29.12.2011 dal titolo “Gli Ordini? Una risorsa in un Paese disordinato” si domandava “è ipotizzabile un’Italia senza Ordini professionali?” e si rispondeva negativamente “considerando tutto ciò che gli oltre due milioni di iscritti garantiscono in termini di efficienza e di tutela dei diritti dei cittadini”.
Io credo, invece, che le uniche speranze di sopravvivenza per gli ordini Continua a leggere
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Se l’autonomia e l’indipendenza potessero essere, messe in discussione dalla forza economica

L’avv. Franzo Grande Stevens e il prof. Guido Alpa in rapida successione hanno sostenuto sul Sole24Ore  (rispettivamente, il 23.11.2011 in “L’indipendenza dell’avvocato non ha prezzo” e il 10.12.2011 in “Gli albi non si aboliscono con un regolamento“) che l’indipendenza, l’autonomia e la riservatezza dell’avvocato sarebbero compromesse se Continua a leggere

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Cosa ci dobbiamo aspettare da questo esecutivo

Questo Governo è nato per fare quelle riforme strutturali che i partiti, elettoralmente ricattabili, non hanno il coraggio di fare. Nel momento stesso in cui propone ritocchi e aggiustamenti o si lascia imbrigliare nella contrattazione, viene meno la sua stessa ragion d’essere. Continua a leggere

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Ordini professionali, cappio o necessità in uno stato liberale

Gli ordini producono rendita, sottraggono risorse alle imprese e costituiscono camicie di forza dannose per i giovani, per le imprese e per la bilancia dei pagamenti (per le consulenze sono sempre più numerose le richieste ad attrezzati studi stranieri). Uno stato liberale eliminerebbe queste incrostazioni parassitarie e pretenderebbe chiarezza di compiti e di funzioni: ciò che è pubblico lo sia in modo Continua a leggere

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